
5 Autori “Nello specchio delle lettere”. Quarto incontro dedicato a Montale: la lettera d’amore
Come recita una celebre frase, si potrebbe dire che dietro un grande poeta c’è sempre una grande musa, tanto più se i suoi contorni sono misteriosi e sfuggenti.
È questa la conclusione a cui si può giungere dopo aver ascoltato la lezione della professoressa Martina dal Cengio (Università “La Sapienza” di Roma), che martedì 23 aprile ha ripercorso, attraverso una affascinante “passeggiata” tra lettere d’amore non convenzionali e poesie poco note, la relazione intensa del poeta con Clizia, alias Irma Brandeis, la studiosa americana ebrea, appassionata di Dante, conosciuta da Montale a Firenze nel 1933.
Come ha sottolineato la relatrice, gli studi più recenti dell’opera montaliana, inaugurati dalla pubblicazione nel 2006 delle Lettere a Clizia, a cura di Rosanna Bettarini, riconoscono a questa figura femminile il ruolo di “salvatrice”, di “visiting angel” che, nonostante la sua natura spirituale e divina, suscita nel poeta una passione totalizzante: “Fummo felici un giorno, un’ora, un attimo/ e questo potrà essere distrutto?”.
Sebbene il carteggio sia incompleto, poiché le lettere di Irma sono state eliminate, forse dal poeta stesso, per evitare che cadessero nelle mani di sua moglie, la studiosa dimostra come l’ultimo Montale, quello della raccolta poetica Altri versi, riproponga il mito salvifico di Clizia, donna assente, ma evocata attraverso l’immagine del lampo che gli illumina la mente, del miracolo atteso, che ci fa capire come dopo quaranta anni il poeta non avesse mai smesso di pensare a lei.
La storia con Irma è dunque una “corrispondenza d’amorosi sensi”, è struggente, dura tutta una vita e va anche oltre: “non era amore quello/era come oggi e sempre/venerazione”.