
Macerata celebra l’Arma dei Carabinieri
L‘Arma dei Carabinieri nasce il 13 luglio 1814, quando il sovrano del Regno Sardo-Piemontese Vittorio Emanuele I, con la promulgazione delle Regie Patenti, istituì a Torino il Corpo dei Carabinieri Reali, composto da militari “per buona condotta e saviezza distinti”; un’istituzione con la duplice funzione della difesa dello Stato e della tutela della sicurezza pubblica. Oggi, 5 giugno, anche a Macerata la festa per i 211 anni dalla fondazione dell’Arma. Presente anche l’Orchestra di Fiati “Insieme per gli altri – La colonna sonora della solidarietà”, diretta dal maestro Emiliano Bastari.
Ad aprire le celebrazioni, l’ntervento del Comandante provinciale colonnello Raffaele Ruocco. «Trovo che il senso di questa celebrazione – ha detto – sia ben espresso dalla frase “La tradizione è la salvaguardia del fuoco, non l’adorazione delle ceneri”, monito a riattivare, con la silenziosa abnegazione nel servizio giornaliero, le fiamme di una gloriosa storia secolare. Del resto l’Arma dei Carabinieri, le cui vicende ebbero inizio quando la nostra Nazione non era ancora divenuta Stato unitario, ha nel tempo acquisito la forza di un simbolo attraverso un impegno quotidiano che cerca di alimentare il legame indissolubile con il Paese e i suoi cittadini».
All’evento erano presenti anche gli studenti Liceo Classico Linguistico “G. Leopardi" di Macerata, che hanno dato voce ad alcuni articoli fondamentali della nostra Costituzione: il 3, il 4, il 9 e il 54. Principi che parlano di dovere, uguaglianza, lavoro, cultura, ambiente. Parole scritte più di settant’anni fa, ma ancora vive e urgenti. A fare eco a questi principi sono state alcune voci dell’antichità, splendidamente interpretate dagli studenti del nostro Istituto: è stato così possibile ascoltare il celebre Epitaffio di Pericle, tramandato da Tucidide, in cui la democrazia ateniese si rivela sorprendentemente vicina alla nostra, e alcuni frammenti tratti dal Critone di Platone, in cui è la voce delle Leggi stesse che si rivolge a Socrate, ricordando a ciascuno di noi che la Patria, con la sua giustizia e la sua storia, merita rispetto più della vita stessa.