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Il Liceo "G. Leopardi" incontra i professionisti

Venerdì 31 gennaio, nell’ambito delle attività per l’orientamento in uscita, le classi quinte del Liceo Classico Linguistico “Giacomo Leopardi” hanno incontrato il mondo delle professioni attraverso un confronto con rappresentanti qualificati che operano in vari settori sul nostro territorio.

Dopo un colloquio informativo nella Biblioteca d’Istituto con il il Tenente Colonnello Riccardo Dalla Valle, che ha presentato le carriere militari, i concorsi e gli arruolamenti volontari all’interno dell’Esercito Italiano, gli alunni si sono diretti alla Biblioteca Statale di Macerata, dove hanno partecipato a quella che è diventata una tavola rotonda, moderata dalla prof.ssa Laura Crucianelli, con professionisti di altissimo livello: la Dr.ssa Micaela Capponi, responsabile del reparto UTIC dell’Ast di Macerata, il Dott. Carlo Cambi, giornalista, scrittore, volto televisivo di numerosi programmi Rai, l’Avv. Renato Coltorti, la Dott.ssa Elena Morresi, giornalista multimediale del The Guardian, collegata da Londra, la Dott.ssa Liana Feliziani, funzionaria di Banca Italia e addetta alla vigilanza bancaria, il notaio Fabio Sciapichetti, con un’esperienza pluriennale nel settore nonostante la giovane età, il Dott. Roberto Della Ceca, direttore dell’Osservatorio astronomico di Brera e Ricercatore di I livello dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Con un vivo interesse verso i ragazzi che attraversano un periodo di scelte fondamentali per la loro vita professionale, i relatori hanno dato avvio ad uno scambio in cui, ciascuno dall’ottica della propria esperienza e della propria formazione, ha raccontato il cuore del proprio lavoro, la passione che lo muove, le contingenze che li hanno portati a seguire un cammino che poi hanno scoperto essere la loro strada.

La Dr.ssa Capponi, rispondendo alla domanda su cosa sia la salute per un medico, ha affermato: “Vorrei dire, piuttosto, cosa sia la malattia per un medico. La malattia è qualcosa con la quale chi sceglie questa professione deve confrontarsi ogni giorno, è la su amica - perché deve conviverci e studiarla - e nemica - perché deve affrontarla e provare a sconfiggerla. In una società in cui la malattia e la morte sono diventate un tabù su cui pochi sono disposti a riflettere, portare questo peso e questa responsabilità non è semplice, ma vale la pena. E si può fare quando si riesce a creare intorno a sé una squadra che lavora per il medesimo obiettivo. In passato non sapevo “fare squadra”, è stata una cosa che ho imparato guardando i miei figli che, sin da piccolissimi, hanno praticato sport e mi hanno dimostrato come guardare l’altro; fare il tifo per l’altro che lavora con te non è solo una cosa bella, ma è anche la più utile per la vittoria”.

Carlo Cambi, dopo aver raccontato della sua maestra ebrea - nascosta in casa dalla nonna nel periodo delle persecuzioni razziali - che ha visto in lui uno scrittore in erba - ha ricordato come il ruolo del giornalista sia quello dell’accertamento delle verità fattuali da restituire in chiave divulgativa. La domanda più importante da farsi è “perché?”, interrogando la realtà alla ricerca delle motivazioni che hanno reso possibile un evento: “Ho iniziato a fare questo lavoro giovanissimo e a 17 anni mi sono ritrovato davanti al cadavere straziato di una donna morta a seguito di un incidente stradale. Di fronte a quella scena ho pensato che il mio dovere fosse quello non di riferire i dettagli più truci di quella morte, ma di preservare la dignità della persona che era vissuta, narrandone l’esistenza”.

La parola è poi passata all’Avv. Renato Coltorti che, da penalista, ha voluto sottolineare l’importanza della figura dell’avvocato in uno stato di diritto: “Come il medico si prende cura del paziente in un momento di estrema debolezza fisica, così l’avvocato penalista è spesso l’ultimo baluardo del suo assistito, nel momento di massima debolezza sociale, quando perde la sua reputazione, quando rischia di perdere il patrimonio e la libertà personale, quando a volte anche i familiari lo abbandonano e si trova a dover affrontare la macchina del processo. La crisi di uno stato liberale si misura sulla limitazione delle libertà di parola e di azione degli avvocati. Il diritto di difesa va garantito a tutti, innocenti e colpevoli, non per eludere la giustizia ma, al contrario, per permettere al giudice di formulare un giudizio più equo possibile in un processo che non restituirà mai completamente la verità dei fatti, ma che si prefigge di darne una rappresentazione fedele”.

Non meno appassionato l’intervento della dottoressa Liana Feliziani, funzionaria della sede di Ancona della Banca d’Italia, che ha parlato dell’importanza del ruolo della Banca d’Italia come arbitro del sistema finanziario italiano: “L’articolo 47 della Costituzione tutela il risparmio ed è per questo motivo che Banca d’Italia svolge un ruolo fondamentale di servizio alla collettività, verificando l’assunzione dei rischi e controllando la correttezza dei comportamenti delle banche presenti sul suolo nazionale. Banca d’Italia si occupa anche dell’educazione finanziaria dei cittadini appartenenti alle fasce più deboli. La mia scelta è stata trainata dalle circostanze: non era un programma che ho avuto da sempre, ma ritengo che seguendo i propri talenti, sia possibile incanalarli nelle situazioni che la vita, di volta in volta, ci mette di fronte. Oggi posso dire di essere felicissima del mio lavoro”.

In collegamento da Londra, la giovanissima Elena Morresi, ex alunna del Liceo Leopardi, ha raccontato la sua esperienza come giornalista multimediale del The Guardian: “Il consiglio che do ai giovani che vedo qui oggi è quello di non arrendersi, di bussare a tutte le porte anche quando queste ci sono state chiuse con pesanti no: la passione e la dedizione, unite a una buona formazione, alla fine portano sempre a dei risultati. Nel mio lavoro mi occupo sia di notizie di cronaca, che devono essere date il più velocemente possibile, sia di lunghe inchieste in paesi di guerra che richiedono un’accurata verifica delle fonti multimediali, che vengono diffuse solo se è possibile accertarne, in base a parametri specifici, l’attendibilità. Sono arrivata al The Guardian dopo aver studiato cinema e aver lavorato per il giornale dell’università: la mia strada si è definita passo dopo passo, con pazienza e dedizione”.

Il notaio Fabio Sciapichetti, che a soli dieci anni dalla laurea vanta un’esperienza pluriennale, ha raccontato agli studenti le difficoltà del concorso da lui vinto, ma anche la soddisfazione che la sua professione gli dà, consentendogli di spaziare in più settori e attività: “Il notaio ha il ruolo di attribuire pubblica fede a un documento che assume, così, valore di prova legale, evitando il più possibile che sorgano contese. Il consiglio che vorrei dare ai giovani che si sentono attratti da questa professione di difficile accesso è quello di provare con il massimo impegno senza demordere”.

A conclusione, l’intervento del dottor Roberto della Ceca, direttore dell'Osservatorio astronomico di Brera e ricercatore con al suo attivo più di 150 pubblicazioni scientifiche: “Il mio è un lavoro di ricerca al quale mi sono appassionato strada facendo, senza farmi spaventare dagli ostacoli che ho incontrato: anche ciò che sembra più difficile, se vogliamo, può essere affrontato con un’apertura, una disponibiltà alla comprensione. Quello che serve è lavorare con passione e con la necessaria serietà”. Alla domanda di uno studente su come ci si senta dopo aver fatto una scoperta, ha risposto: “Capita molto raramente di trovare qualcosa che non ci si aspettava - e allora la soddisfazione è grande - ma il più delle volte la ricerca porta a piccoli risultati e a muovere altri dubbi. Dal dubbio nasce il nostro mestiere”.

La Dirigente scolastica, professoressa Angela Fiorillo, presente all’evento, ha ringraziato tutti i professionisti: “Da questo incontro, che è divenuto una tavola rotonda, mi sembra sia emerso che tutte le professioni, ciascuna nel suo specifico linguaggio, ruotino attorno alle relazioni umane. Posso dire lo stesso per il mio lavoro: la capacità di relazionarsi, di mettersi in ascolto, di guardare alla complessità, di cercare soluzione ai problemi è una sfida sicuramente difficile, ma che dà soddisfazione affrontare”.

Commentano così la mattinata Matteo e Giosuè, studenti della IIID: “È stato davvero interessante questo incontro con i professionisti, che non si sono limitati a fornirci indicazioni tecniche su un percorso da seguire, ma si sono messi in gioco raccontandoci della loro vita, delle loro scelte, di come il lavoro rappresenti una loro visione del mondo e un loro servizio alla collettività”.

Liceo classico Macerata

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